Il termine “chirurgia guidata” viene molto spesso utilizzato per proporre una procedura chirurgica poco invasiva e poco traumatica; i vantaggi però vanno molto oltre queste caratteristiche.

Il vero beneficio della tecnica “guidata” è rappresentato dalla progettazione precisa e dalla realizzazione di presidi intra-operatori che poi trasferiscono il progetto digitale alla fase clinica. Utilizzare la chirurgia guidata significa, perciò, poter lavorare con una precisione e una sicurezza tali che possono essere raggiunte solo dalla tecnologia moderna di alta qualità.

L’obiettivo è condizionato dalla rilevazione di una precisa ed estesa impronta dell’arcata interessata (digitale o analogica scansionata) e da un esame tomografico con dei reperi radiologici che consentano un perfetto allineamento tra i due modelli tridimensionali.

La scelta di questa procedura progredisce sicuramente la qualità del nostro progetto terapeutico.

Di seguito alcuni aspetti che vengono ampiamente migliorati nel processo:

  • si ottiene una più precisa valutazione dell’area in cui progettiamo l’inserimento dell’impianto con le strutture anatomiche a rischio e la sua morfologia;
  • diventa possibile effettuare una specifica misurazione della disponibilità ossea (altezza e larghezza) con anche la possibilità di preselezionare la macro-morfologia del dispositivo endosseo;
  • si può eseguire una prima valutazione della qualità ossea scegliendo il dispositivo implantare che meglio si adatta alla classe ossea presunta;
  • si può studiare la posizione dell’impianto e dei componenti protesici coerenti con il progetto dentale, qualora sul modello sia stato eseguito un progetto della riabilitazione protesica.  

Con queste premesse, affrontare un intervento di chirurgia implantare, anche il più semplice, aumenta nettamente la sicurezza sia per gli operatori che per il paziente, perché indipendentemente dalla preparazione ed esperienza del clinico rimane poco spazio all’imprevisto e all’improvvisazione.

L’approccio aumenta ulteriormente la sua validità quando si affrontano inserimenti “particolari”, in cui le condizioni cliniche e anatomiche difficilmente possono essere affrontate basandosi su progettazioni superficiali e percezioni soggettive.

Per evidenziare meglio i benefici, ecco i caso studio di due impianti appartenenti a progetti riabilitativi complessi che ben raffigurano quanto espresso.

Entrambi i progetti sono stati realizzati con BLACKBOX e impianti B1ONE di IDI Evolution.

In un lavoro come quello sopra raffigurato, l’indicazione seguita dal clinico è: conservare gli elementi dentari presenti con il conseguente ripristino degli elementi mancanti con protesi fissa implanto-sostenuta.

In questo caso non è consigliata la terapia rigenerativa intra-sinusale, e rimane come scelta operativa l’inserimento di impianti in zona premolare e molare, in particolare nel pilastro pterigoideo in zona 28; inoltre, si è scelto di affondare l’impianto oltre il piano crestale per guadagnare spazio occlusale per l’elemento protesico.

Gli inserimenti in questa area anatomica sfiorano strutture nobili che, se interessate, possono creare importanti problemi intra- e post-operatori. La presenza degli elementi dentari contribuisce alla stabilizzazione della mascherina intra-orale, la riduzione della velocità in perforazione e della compressione in inserimento. Questi sono altri accorgimenti applicati per ridurre il rischio chirurgico.

Al momento dell’esame radiologico post-operatorio (CBCT low rad PLANMECA), seguendo tale procedura l’impianto risulta inserito esattamente come da progetto.

Un altro esempio è il seguente progetto riabilitativo di una paziente (ex ASO) che rifiuta l’avulsione dei canini ritenuti, richiedendo comunque una riabilitazione fissa implanto-sostenuta.

L’attento esame del materiale diagnostico conferma la fattibilità del progetto, ma ciò che attira l’attenzione è la presenza degli elementi ritenuti soprattutto per l’impianto in posizione 14.

Anche in questo caso gli elementi dentari residui (che una volta avvenuta l’osteointegrazione verranno avulsi per permettere la riabilitazione sostenuta integralmente dagli impianti) garantiscono una precisa posizione della mascherina intra-operatoria.

La radiografia di controllo conferma la riproducibilità del progetto implantologico.

Il risultato mostrato è frutto della collaborazione affiatata con professionisti che da anni si occupano di convertire i nostri progetti chirurgici in veri e propri strumenti che semplificano l’operatività. IDI MAKERS di IDI Evolution, di Concorezzo, è il reparto che rappresenta la vera eccellenza italiana nel settore e che, grazie all’industrializzazione del processo, permette ai clinici di velocizzare i tempi di produzione della componentistica e di ridurre i costi fino al 75%.

In uno scenario in cui su 1.600.000 impianti inseriti all’anno in Italia solo il 18% è stato inserito attraverso chirurgia guidata, IDI Evolution è dal 2007 che in modo assolutamente pioneristico sviluppa prodotti e soluzioni pensate per rendere la chirurgia più semplice e accessibile a tutti i clinici italiani.

IDI Evolution ha rivoluzionato il settore odontoiatrico, portando il 40% dei suoi clienti a lavorare in modo meno invasivo, più predicibile e più sicuro, realizzando per loro più di 35.000 casi, ad oggi.  

Si ringrazia lo studio del dottor Giovanni Battista Mezzena, Carbonia, per il contributo.

Leggi l'articolo su Odontoiatria33.